RECENSIONE ESCLUSIVA DEL CORTOMETRAGGIO: RUGGINE DI FILIPPO TAMBURINI.
"DOVE LA TERRA TRATTIENE IL RESPIRO: RUGGINE PARLA"
VOTO 4/5
CAST:
NEO WESTERN/drammatico, 16 minuti, ITA 2025 - PRODUZIONE: BALLARDIAN
Scritto e diretto da: FILIPPO TAMBURINI,
CON: Ermanno De Biagi, Aguibou Ba, Alessandro Giallocosta, Mario D’Amico
Joel Bakary Sy, Anais Dos Santos Silva
Produzione esecutiva: Andrea Cocchi
Direttore di produzione: Antonella Malespini
Coordinatore di produzione: Alessandro Di Renzo
Direttore della fotografia: Tommaso Cassinis
Aiuto Regia: Yuri Falco
Colonna sonora, sound design e presa diretta: Gabriele Duregon
SINOSSI:
Gas è un uomo sulla sessantina che ha passato tutta la vita a lavorare nell'azienda agricola gestita da Patrizio. Oltre a selezionare e sorvegliare i braccianti nei campi, è coinvolto in affari loschi, come lo smaltimento illegale di rifiuti nella palude. La sua routine viene scossa quando Idrissa, un giovane lavoratore, scompare misteriosamente dopo essersi ferito durante la raccolta dei pomodori. L’amico di Idrissa, Papis, preoccupato per la sparizione, inizia a cercarlo senza sosta instillando il dubbio anche in Gas. Nonostante le rassicurazioni evasive del proprietario Patrizio e di suo figlio Marino, Gas non è convinto ed inizia ad indagare. Poco alla volta, si rende conto che non essersi posto domande per anni, è equivalso ad essere complice di un sistema di sfruttamento e traffici illegali. La situazione precipita quando Gas capisce che anche la vita di Papis è a rischio e decide così di spezzare la spirale negativa alimentata dall'ingiustizia.
Ruggine è un cortometraggio che colpisce subito per la solidità della regia di Filippo Tamburini, capace di dare forma a un racconto duro senza perdere mai il controllo della messa in scena. È evidente una mano sicura, un autore che sa dove vuole portare lo spettatore e che conosce il peso del silenzio, degli sguardi, delle pause. Tamburini costruisce un mondo che sembra respirare davvero, fatto di polvere, ruggine appunto, e di una quotidianità che si incrina piano fino a spezzarsi.
La qualità visiva è sorprendente: l’immagine ha un livello “da serie A”. La fotografia di Tommaso Cassinis regge l’intero impianto estetico, scolpendo i campi e le zone di Piombino con una precisione che dona al film una dimensione molto più ampia dei suoi minuti.
La storia funziona e affonda le radici in un tema urgente: il caporalato, l’omertà, la responsabilità morale di chi vede e tace. Ed è proprio qui che Ruggine mostra il suo potenziale maggiore. La vicenda di Gas — interpretato da un convincente Ermanno De Biagi — ha lo spazio giusto per far emergere il suo conflitto interno, anche se si percepisce chiaramente che questa trama avrebbe potuto respirare ancora di più, forse in un formato più lungo. L’idea regge, intriga, e lascia la curiosità di vedere il mondo del film ampliato, approfondito, scavato ancora.
Gli attori sono la seconda grande forza dell’opera. Tutti gli interpreti — da Aguibou Ba (Papis) a Mario D’Amico (Patrizio), passando per Joel Bakary Sy e Alessandro Giallocosta — lavorano su un registro asciutto e naturale, senza caricature. Il risultato è un realismo che tiene lo spettatore con i piedi dentro quei campi, dentro quel sistema di ingiustizie che non hanno bisogno di essere urlate per esistere.
Il cosiddetto “neo-western” qui resta un’impronta quasi impercettibile. Non è un problema, ma un dettaglio: il film lo sfiora più nelle atmosfere che nei codici veri e propri del genere. La scelta però non disturba, anzi sottolinea la volontà di Tamburini di non farsi intrappolare dall’etichetta.
Piccola pecca il montaggio che presenta in alcuni passaggi tagli "jump cut" troppo netti e movimenti poco coordinati; piccoli dettagli che non intaccano la forza del racconto, ma che, se evitati, avrebbero reso la struttura più scorrevole.
Al netto di questo, Ruggine rimane un cortometraggio che spicca per maturità, coerenza e ambizione. È un lavoro che dimostra come Tamburini abbia già un’identità precisa: un cinema che guarda in faccia la realtà senza paura, che non cerca scorciatoie e che non si accontenta del già visto.
Un’opera compatta, intensa, con un’anima. E una promessa chiara: qui c’è un regista che ha ancora molto da dire.
Aggiungi commento
Commenti