JOHN REAL L' INTERVISTA

TRA L'AMERICA E LA SICILIA: IL VIAGGIO EPICO DI JOHN REAL


 

BIOGRAFIA DI JOHN REAL

Giovanni Marzagalli, conosciuto con il nome d’arte John Real, è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano. Ha studiato presso l’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna e alla UCLA di Los Angeles. Esordisce giovanissimo nel mondo del cinema: a soli 16 anni dirige il suo primo lungometraggio, Ombre di realtà.
Nel 2011, a soli 21 anni, conquista tre Golden Globe con il thriller Native, diventando il più giovane regista europeo a ricevere tale riconoscimento. Il film inaugura anche il “Fantasy Horror Award” e viene distribuito in Italia da Cecchi Gori e negli USA su Amazon Prime.
Nel 2012 fonda la Real Dreams Entertainment, con la quale produce e dirige diversi film, tra cui Midway tra la vita e la morte (in lizza per rappresentare l’Italia agli Oscar 2014), The Music Box (distribuito anche in Asia), Obsessio e Breath. Ha lavorato con attori di fama internazionale come James Cosmo, Kevin Sorbo, Estella Warren e Angus MacFadyen.
Tra i suoi progetti recenti figurano la serie TV Feel the Dead, il film fantasy The Last Redemption e diverse produzioni distribuite a livello internazionale, anche su piattaforme come Netflix e Amazon Prime. Il suo stile, definito da molti critici come “dalla teatralità hollywoodiana”, lo ha reso uno dei registi emergenti più apprezzati del panorama europeo.


INTERVISTA

 

1. John, hai diretto il tuo primo lungometraggio a soli 16 anni. Cosa ti spingeva allora e cosa ti spinge oggi a raccontare storie attraverso il cinema?

A 16 anni avevo voglia di raccontare e mettermi alla prova con il giudizio della gente. Il cinema era la mia via d’uscita, il mio modo per gridare al mondo cosa volevo fare nella vita. Volevo far provare emozioni al pubblico tramite le immagini. Oggi, mi spinge qualcosa di diverso, ma molto legato al passato: il
desiderio di lasciare una traccia. Raccontare storie non è più solo un istinto personale, o la voglia di sperimentare, ma è un atto di responsabilità. So che ogni film può incidere sulla memoria collettiva.

 

2. A soli 21 anni hai vinto tre Golden Globe. Come hai vissuto quel momento e quanto ha influenzato la tua visione del mestiere di regista?

È stato un momento quasi surreale. A quell’età non hai ancora piena consapevolezza di cosa significhi ottenere un riconoscimento simile. Mi ha dato coraggio, ma anche un peso: quello di non accontentarmi mai. Ha alzato l’asticella delle mie ambizioni e mi ha spinto sempre più a mettermi alla prova.

 

3. Hai studiato tra l’Italia e la UCLA di Los Angeles. Cosa hai portato con te di entrambe le realtà nel tuo approccio registico?

Dall’Italia ho preso la poesia della luce, la pazienza artigianale e la costruzione del mito. Da Los Angeles ho appreso il ritmo e l’industria. Cerco sempre un equilibrio tra queste due anime: quella mediterranea e quella hollywoodiana.

 

4. Molti ti definiscono “un regista dalla teatralità hollywoodiana”. Ti riconosci in questa definizione? Cosa significa per te?

In parte sì. I miei titoli trovano prevalentemente distribuzione negli Stati Uniti o all’estero, forse proprio per questo. Credo che le emozioni forti, le immagini epiche e la musica possano convivere con l’introspezione. La teatralità hollywoodiana, per me, significa dare grande respiro al racconto.

 

5. Guardando la tua filmografia, c’è un filo rosso che unisce horror, fantasy, psicologia e dramma. Cosa ti affascina di questi generi?

Tutti parlano dell’invisibile. L’horror e il fantasy sono maschere per raccontare sentimenti reali. Il dramma e la psicologia scavano sotto la superficie. Io voglio portare lo spettatore in un altrove che lo faccia riflettere su ciò che ha dentro.

 

6. The Last Redemption è un progetto epico, realizzato senza fondi pubblici né tax credit. Qual è stato il momento in cui hai capito che questo film si poteva fare comunque?

Ho sempre ammirato le produzioni del passato, dove l’unica fonte d’incasso per la produzione era la vendita del biglietto e l’apprezzamento del pubblico. Nella volontà di produrre un film c’era una motivazione forte. Oggi si è arrivati quasi a produrre film senza neanche leggerne la sceneggiatura. Il
meccanismo del sistema gira attorno ad un business che ha tolto l’anima del cinema stesso. Credo che l’industria debba tornare a fare affidamento sulla forza del titolo e della sceneggiatura per ottenere l’unico risultato che dovrebbe portare acqua al mulino delle produzioni, ovvero l’interesse del pubblico. Questa forte concezione che ho per la produzione mi ha portato a rischiare e sacrificare molto, come si faceva una volta. Mi sono reso conto di farcela quando tutte le persone che facevano parte di quest’avventura hanno capito che ci stavo mettendo il cuore.

 

7. Come regista e interprete del film, come hai gestito il doppio ruolo? Quale aspetto ti ha messo più alla prova?
È stata una sfida enorme. Da attore, devi lasciarti andare. Da regista, devi controllare tutto. A volte ho faticato a bilanciare le due cose, ma è stata un’occasione per conoscermi meglio, anche come essere umano.

 

8. Il cast è composto da attori di fama mondiale come Kevin Sorbo, Angus MacFadyen e James Cosmo. Com’è stato dirigere attori con questo background?

Un onore e una lezione continua. Hanno portato disciplina, visione e cuore. Vederli insieme in una pellicola diretta da me è stato emozionante. Ognuno di loro, oltre ad essere legato al genere fantasy, è legato personalmente a dei titoli che in qualche modo hanno da sempre influenzato il mio cinema.


9. Qual è secondo te il cuore narrativo di The Last Redemption? È un film d’azione, ma anche di riscatto, come suggerisce il titolo?
Avere il coraggio di fare la scelta giusta anche sacrificando qualcosa che per noi significa tutto. Il riscatto e la redenzione dei personaggi del mio film comincia quando capiscono che l’unico modo per sentirsi davvero bene con sè stessi è smettere di calpestare e distruggere la vita degli altri. Nel film è raccontato in modo epico, nella vita di tutti i giorni bisogna farci caso nei piccoli gesti, ed è davvero difficile.

 

10. Il film è stato accolto da distributori internazionali importanti. Cosa pensi abbia colpito così tanto del progetto a livello globale?

Credo che The Last Redemption abbia un suo spirito narrativo molto libero. La scelta del cast non nasce solo da un’idea commerciale, ma anche dall’amore per ogni film che lega l’uno all’altro nel genere fantasy medievale.

 

11. Ci sono registi o film che ti hanno ispirato nella realizzazione di Redemption?

Molti. Da Mel Gibson per la sua capacità di fondere spiritualità e violenza, a Peter Jackson per la creazione di mondi credibili. Ma anche Visconti e Pasolini, per l’idea che il sacro e il reale possono convivere nel cinema.

 

12. Qual è il compromesso più difficile che hai dovuto affrontare tra visione creativa e limiti produttivi?

Nel cast doveva unirsi anche Stephen Lang, dopo aver accettato il ruolo non abbiamo potuto confermare la collaborazione perché purtroppo il film non era un film SAG-AFTRA, quindi ci siamo ripromessi di collaborare in futuro in un altro progetto. Inoltre ho tagliato alcune sequenze che amavo, perché il tempo o le condizioni non lo permettevano. Ogni volta che devi rinunciare a qualcosa che hai sognato, è una piccola morte. Ma spesso ti costringe a trovare soluzioni migliori.

 

13. In un periodo in cui il cinema d’autore fatica a emergere, tu sei un caso di successo. Cosa consigli a chi vuole fare cinema oggi senza appoggi istituzionali?

coraggio, costanza e la capacità di non mollare.

 

14. Credi che l’industria italiana sia pronta ad accogliere un nuovo cinema di genere, anche indipendente, o c’è ancora diffidenza?

C’è diffidenza, ma anche curiosità. L’Italia ha fame di nuovi linguaggi. Bisogna solo dimostrare che il genere non è solo intrattenimento, ma può anche parlare di noi, dei nostri traumi, delle nostre identità.

 

15. Come si lavora per creare un fantasy credibile, epico e universale, senza il supporto delle grandi major?
Si lavora con la geografia reale, con l’artigianato scenico, con un’idea forte di mondo. Ogni dettaglio deve essere coerente. E si lavora molto sulla musica, sul ritmo, sulla fotografia. Devi costruire un’immersione totale, anche senza CGI.

 

16. Quanto della tua storia personale entra nei tuoi film, anche quando sono di genere?
Tantissimo. Anche quando non si vede. Ogni scelta, ogni silenzio, ogni ferita nei miei personaggi è un riflesso di qualcosa che ho vissuto o osservato da vicino.

 

17. C’è un personaggio che hai creato che senti più vicino a te, o che ti ha “segnato” in qualche modo?

Mi piace molto il personaggio che ho interpretato quasi per caso alla fine delle riprese: è Tyrion. Un uomo che cerca il riscatto nell’approvazione del padre, ma che trova redenzione nei valori che più si avvicinano al suo spirito e che lo portano quindi a mettersi contro chi vorrebbe lo ammirasse. Lui è un ingenuo che crede al valore della giustizia e dell’amore, puoi sentire parlare di un personaggio così solo in un film.

 

18. Qual è stata la tua più grande lezione come regista finora? E come uomo?

Come regista: che spesso nulla va come previsto, eppure tutto può trovare un senso. Come uomo: che la vera forza sta nel continuare, anche quando nessuno fa il tifo per te.

 

19. Guardando al futuro: hai già in mente il prossimo passo dopo The Last Redemption?

Sì, sto lavorando ad un progetto diverso, ma allo stesso tempo con tante cose in comune... E parallelamente porto avanti un corto storico che mi sta molto a cuore, legato alla Sicilia e alle sue ferite, “U cuntu di Tato'” scritto da Elena Silvia Marino in collaborazione con Andrea Bianco.

 

20. Cosa sogni ancora di realizzare nel cinema – e cosa invece hai già realizzato che mai avresti immaginato?

Spero di realizzare il Sogno di girare un film in totale libertà, senza nessun vincolo... Ho portato un film fantasy siciliano nei mercati internazionali, con attori iconici, senza alcun supporto statale. Questo, anni fa, sarebbe sembrato fantascienza. Ora invece non lo è più, è reale. Questo sì, posso considerare di averlo realizzato.

 

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.