
Jessica Beltramello“ Dalla provincia veneta a Roma: i segreti e i sacrifici di una produttrice che incanta il cinema italiano”
BIOGRAFIA
"Jessica Beltramello è nata nel 1989 a Cittadella. Consegue nel 2008 il diploma in Grafica Pubblicitaria e fotografia presso l’Istituto d’arte Michele Fanoli, e si laurea in Storia e tutela dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Padova. Si forma al Teatro Stabile del Veneto, iniziando prima come attrice e poi come aiuto regia per varie compagnie teatrali del Veneto. Nel 2014 diventa regista e produttrice di cortometraggi, insieme ad Emiliano Canova: Ruggine (2015), Il Filo di Arianna (2016), Seem (2016) e Boldness (2017). Trasferita a Roma nel Settembre 2017, inizia come produttrice e Casting Director di Jimmy Broadcast show (2021) e del mediometraggio Avorio Nero (uscito al cinema il 17 Marzo 2023), selezionato per “La Notte del Cinema” del Social World Film Festival. Fonda la sua impresa di produzione audiovisiva: Canova Production e inizia a produrre spettacoli teatrali e lungometraggi. Sta girando il suo primo lungometraggio come produttrice, Succede in una Notte, in uscita nel 2025. Dal 2023 è diventata responsabile di produzione presso Prism Studio Produzioni."
1. "Ho visto l'anteprima del film: Succede in una notte, devo dire che è un’opera coinvolgente e toccante. Il montaggio è di alto livello, quasi ipnotico. Cosa ti ha spinto a dedicarti al montaggio? C'è un episodio particolare che ha fatto nascere questa passione?"
La decisione di occuparmi personalmente del montaggio non è stata inizialmente dettata da una passione, ma si è rivelata una scoperta che ha aperto per me un mondo nuovo e stimolante, al punto che ho trovato molto divertente e creativo cimentarmi in questa parte del processo. La scelta è nata anche da un'esigenza: nel mio percorso non ho mai incontrato montatori capaci di svolgere il proprio lavoro con vera dedizione, energia e creatività. Molti si limitavano a considerarlo un mero guadagno, un approccio che considero limitante per la qualità complessiva di un film. Era frustrante vedere come si accontentassero di unire due clip senza curare armonia ed equilibrio, costringendomi a seguirli passo passo per evitare risultati deludenti. Per questo progetto ho deciso di occuparmene io, convinta che sarei stata in grado di ottenere un risultato migliore, e credo di esserci riuscita.
2. "Nel tuo lavoro si percepisce una cura maniacale per i dettagli. Quanto tempo dedichi alla ricerca e alla perfezione in ogni tuo progetto?"
È vero, sono estremamente perfezionista e, se da un lato questo mi porta a ottenere buoni risultati, dall’altro può essere un limite. Spesso fatico a sentirmi davvero soddisfatta perché tendo a cercare una perfezione che, col tempo, sto imparando a considerare un ideale irraggiungibile. In realtà, ho capito che a volte sono proprio le piccole imperfezioni a rendere un’opera speciale e unica, e vorrei imparare a lasciare andare questa necessità di controllo assoluto per abbracciare la bellezza dell’imprevisto.
3. "Da Cittadella a Roma, una città immensa e complessa: com’è stato l’impatto con un mondo così diverso? Hai mai avuto momenti in cui hai pensato di tornare alle tue radici?"
Il trasferimento a Roma è stato un percorso fatto di alti e bassi. Ho vissuto momenti difficili in cui ho pensato di abbandonare tutto e tornare alle mie radici. Tuttavia, non l’ho mai fatto perché non fa parte del mio carattere arrendermi. Ho sempre lottato per ciò che credo e non ho mai permesso alle difficoltà di fermarmi. Inoltre, tornare indietro significherebbe dare soddisfazione a chi non aspetta altro che vedermi fallire, e non potrei mai concederglielo.
4. "Non parli mai della tua famiglia e non pubblichi foto di loro. È una scelta per proteggere la tua privacy o c’è altro dietro? Che rapporti hai con loro oggi?"
La mia famiglia non è mai stata particolarmente unita. L’unico vero sostegno che ho avuto nella mia vita sono stati i miei nonni materni, che purtroppo non ci sono più, e mia zia materna. Con mia madre ho un rapporto di rispetto, soprattutto grazie alla distanza che ci separa, ma devo riconoscere che nei momenti di difficoltà mi è sempre stata di grande aiuto.
5. "Lavori con il tuo compagno Emiliano Canova, che è anche regista, da oltre 10 anni. Come si bilancia la relazione personale con quella professionale? Qual è il vostro segreto per un rapporto duraturo?"
Non è semplice bilanciare la vita privata con quella professionale, soprattutto in un ambiente come il nostro, dove non ci sono orari definiti, giorni festivi o veri momenti di pausa. Ciononostante, credo che la forza del nostro rapporto risieda nella scelta consapevole che facciamo ogni giorno di stare insieme e di lavorare per far funzionare le cose. L’intimità e il dialogo sono fondamentali, e per mantenere viva la relazione è necessario impegnarsi costantemente. Se anche solo uno di noi smettesse di farlo, il nostro equilibrio si spezzerebbe.
6. "Sappiamo che il mondo del cinema non è sempre tutto rose e fiori. Qual è stata la situazione più negativa che hai affrontato in questo ambiente?"
Ho dovuto confrontarmi con attori "prime donne,"che si credono già arrivati completamente incapaci di rispettare il lavoro degli altri. Mi è capitato, ad esempio, di avere a che fare con un attore ossessionato dalla sua immagine, che pretendeva di modificare le luci a suo piacimento per nascondere le rughe; oppure quelli che pretendono di tagliare il copione, stravolgendo completamente la sceneggiatura. Situazioni simili sono gravi mancanze di rispetto e richiedono molta diplomazia, ma alla fine è sempre il regista ad avere l’ultima parola.
7. "Hai lavorato sia nel teatro che nel cinema. Cosa ti ha fatto scegliere definitivamente il cinema come strada principale? Ci sono aspetti del teatro che ti mancano?"
È stato un percorso naturale, un’evoluzione quasi inevitabile. Credo che nella vita ciascuno di noi abbia una strada che, in un certo senso, è predestinata. Per me tutto è iniziato per caso con il teatro, un’esperienza che mi ha permesso di incontrare Emiliano e di scoprire il mondo del cinema, verso il quale mi sono poi dedicata completamente. Non sento nostalgia per il teatro, perché ogni passaggio del mio percorso mi ha condotto dove sono ora, e sento di essere nel posto giusto.
8. "Dopo tanti cortometraggi, mediometraggi e ora un lungometraggio in lavorazione, come mai hai deciso di fare questo grande salto? Cosa rappresentano per te i lungometraggi?"
Passare ai lungometraggi è stato un passo naturale per differenziarmi e per alzare il livello delle mie produzioni. I cortometraggi, pur essendo un ottimo strumento per iniziare e sperimentare, hanno ormai perso valore, anche perché vengono realizzati in quantità eccessive. Un lungometraggio, invece, richiede una visione più ampia e una maggiore attenzione ai dettagli, sia nella narrazione che nella produzione. Rappresenta una sfida più complessa e un'opportunità di esprimere appieno la mia visione artistica, cercando di creare qualcosa che possa davvero lasciare il segno.
9. "Cosa puoi anticiparci sui tuoi prossimi progetti? Si vocifera che replicherete lo spettacolo teatrale ELLE: LA LEGGE DEI COLORI nella stagione teatrale 2025."
Sto lavorando a una sceneggiatura scritta completamente da me per un lungometraggio ispirata a un fatto di cronaca che mi ha profondamente colpito. È un progetto molto personale, che includerà anche spunti autobiografici. Per quanto riguarda lo spettacolo ELLE: LA LEGGE DEI COLORI, è stato messo in pausa a causa delle riprese e della post-produzione del film, ma ora che abbiamo terminato possiamo dedicarci nuovamente a questo progetto, che affronta tematiche di grande rilevanza e merita di essere portato al pubblico.
10. "Hai iniziato con il teatro e la grafica pubblicitaria, poi sei passata alla regia e alla produzione. C’è mai stato un momento in cui hai dubitato del tuo percorso?"
Non ho mai seguito un percorso lineare o definito. Il mio percorso è stato caratterizzato da molti cambiamenti e da una continua evoluzione, e credo che sia proprio questa dinamicità a definirmi. Non mi stupirei se, un domani, il mio percorso cambiasse ancora.
11. "Ti senti pienamente realizzata per ciò che sei diventata e per ciò che fai? Cosa ti dà più soddisfazione: vedere il tuo nome nei titoli di coda o sentire il pubblico emozionarsi per una tua opera?"
Sono felice di rispondere pubblicamente a questa domanda, visto che c'è gente che per proprio interesse insinua questo. Non mi sento affatto realizzata, e penso che sia giusto così. La realizzazione è un concetto molto personale e intimo, e credo che sentirsi completamente realizzati significhi, in un certo senso, smettere di crescere. Per me, la cima della montagna è ancora lontana; sono solo al primo gradino e ho ancora moltissimo da imparare e da conquistare. Se io mi sentissi già realizzata a questo punto del mio percorso, vorrebbe dire che è iniziato il declino.
12. "Cosa hai dovuto sacrificare per arrivare dove sei oggi? Amicizie, relazioni, tempo libero… cosa ti manca di più nella tua vita?"
Ciò che mi manca di più è la spensieratezza. Quando hai 20 anni, guardi il mondo con ingenuità e vivi ogni esperienza con leggerezza. Crescendo, questa visione cambia: le responsabilità aumentano, il tempo sembra sempre sfuggire, e la pressione di dover produrre risultati diventa costante. A volte è frustrante sentirsi sempre in ritardo, ma sto imparando a concentrarmi sul mio percorso, senza farmi distrarre da paragoni o aspettative altrui.
13. "Il tuo compagno Emiliano Canova è anche il regista dei tuoi progetti. Ti è mai capitato di sentirti ‘messa in ombra’ dal suo ruolo o di percepire che gli altri non ti riconoscessero abbastanza merito?"
Sì, certo. Nonostante io contribuisca in maniera significativa, sia a livello economico che creativo, c'è ancora chi mi considera una semplice assistente, solo perché sono una donna. Questo settore è ancora profondamente maschilista, e affermarsi richiede un’enorme forza di carattere. Essere assertiva e mettere gli uomini al loro posto spesso porta a essere etichettata come una “dittatrice,” ma non mi faccio intimidire. Credo fermamente che il rispetto si conquisti e non intendo abbassare la testa.
14. "Hai mai assistito o subito comportamenti tossici o inappropriati sul lavoro? Come reagisci in un mondo che spesso tende a giustificare queste dinamiche?"
Purtroppo sì, mi è capitato di osservare dinamiche tossiche, soprattutto in ambiti molto competitivi come il nostro. Ad esempio, attori che cercano di manipolare i progetti per escludere colleghi o che pretendono modifiche assurde per assecondare il loro ego. È un ambiente complesso, ma ho imparato a mantenere la mia integrità e a non scendere a compromessi. Le regole devono essere chiare e rispettate da tutti, indipendentemente dai ruoli o dalle gerarchie.
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