RECENSIONE ESCLUSIVA DEL DOCUFILM: IO LA VEDO COSì DI UMBERTO VESCERA
"UMANO, SINCERO, LEGGERO: UN DOCUMENTARIO CHE SA GUARDARE OLTRE LA VISTA"
VOTO 4 /5
CAST:
Regia di Umberto Vescera Un film con Antonella Cappabianca. Montaggio: Umberto Vescera e Luigi Il Grande. Genere Documentario, - Italia, 2025, durata 50 minuti. Prodotto da Vacuna Pictures
SINOSSI:
“IO LA VEDO COSÌ” è un dialogo intimo con una donna non vedente che racconta il suo sorprendere modo di vedere la vita. Grazie al mezzo del documentario, il
regista, Umberto Vescera, diventa egli spesso spettatore instaurando
una vera conoscenza e relazione con la protagonista che si racconta.
“IO LA VEDO COSÌ” è nato come documentazione della conoscenza del regista con Antonella Cappabianca, donna non vedente dalla nascita.
È stato il primo approccio del regista al documentario.
Umberto Vescera diventa egli stesso spettatore dietro la camera da presa. Questo permette uno scambio reale con il pubblico che, seduto comodamente sulla sua poltrona, si sente protagonista in questo rapporto umano e, man
mano che il documentario va avanti, la percezione è quella che il rapporto diventi sempre più intimo senza neanche accorgersene.
Con Io la vedo così, Umberto Vescera firma un esordio nel documentario che sorprende per maturità e coerenza. Lontano da qualsiasi costruzione artificiosa, il film nasce dal desiderio intimo di raccontare un incontro: quello tra il regista e Antonella Cappabianca, donna non vedente dalla nascita, che con la sua solarità e la sua naturalezza diventa il cuore pulsante del racconto.
Il progetto nasce quasi per caso. Vescera racconta di essersi avvicinato ad Antonella spinto dalla curiosità e dalla voglia di conoscenza, senza un vero piano registico: “volevo solo documentare questa mia esperienza affinché mi rimanesse, magari ne sarebbe uscito un corto. Alla peggio avrei eliminato le riprese. E invece è uscito qualcosa di bello.” Questo approccio istintivo e sincero diventa la cifra stilistica del documentario, che si muove tra spontaneità e leggerezza, lasciando che le emozioni emergano senza filtri.
La regia è caratterizzata da uno sguardo semplice, quasi pudico, che si fa da parte per dare spazio alla protagonista. Vescera diventa egli stesso spettatore dietro la macchina da presa, in un processo che trasforma il film in un vero dialogo tra chi guarda e chi si lascia guardare. È questo scambio a rendere Io la vedo così un’esperienza profondamente immersiva: lo spettatore, comodamente seduto, si sente gradualmente parte del rapporto che si instaura tra i due, percependo un’intimità crescente senza accorgersene.
Dal punto di vista estetico, il documentario non ricerca la perfezione formale ma punta alla verità: il montaggio accompagna con ritmo misurato, lasciando respirare le parole di Antonella e i silenzi che diventano parte integrante della narrazione. È proprio nella scelta di non “abbellire” la realtà che il film trova la sua forza, ricordandoci – come dice il regista – che “la spontaneità è spesso meglio della perfezione”.
Le tre parole con cui Vescera definisce la sua opera – umano, sincero, leggero – sono la chiave di lettura di questo piccolo gioiello che ci invita a cambiare prospettiva. Antonella è soggetto attivo di un racconto che celebra la sua capacità di “vedere” oltre la vista, di apprezzare le piccole cose e di trasmettere la sua energia vitale.
Io la vedo così è un documentario che riesce a coniugare delicatezza e potenza emotiva. È un’opera che parla di percezione, di fiducia e di incontro, capace di lasciare un segno profondo e di spingere lo spettatore a interrogarsi sul proprio modo di guardare il mondo.

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